L’estate scorsa alle 2 Alpes e questo autunno a Stubai, in Jam Session abbiamo avuto un collaboratore d’eccezione che sarà con noi anche negli appuntamenti di inizio inverno: è Claudio Ravetto! Da una vita in F.I.S.I. e per dodici anni prima allenatore, poi direttore tecnico della squadre nazionali di sci alpino, con una serie incredibile di podi e vittorie durante la sua gestione.
Tra queste risorse ognuno di noi troverà quelle a lui più congeniali nelle diverse situazioni e queste potranno essere i “focus”, i capi- saldi dell’azione. Fissati questi diventerà facile sviluppare ed applicare sensazioni più fini per il migliore ed istantaneo adattamento ad ogni situazione. Come un artigiano che a seconda del materiale da lavorare sa scegliere gli attrezzi giusti ed in ogni particolare fase del lavoro sa utilizzare al meglio questo o quell’attrezzo. Per passare ora alla pratica, proviamo ad individuare tre temi che per la gran parte degli sciatori sono obiettivi da raggiungere o argomenti particolarmente “gustosi”: il raggio corto (curve strette e ritmate), lo sci sulle gobbe, le curve ampie o medioampie in velocità e con quella bella “piega” che dà una grande soddisfazione. E chiediamo ai no- stri dimostratori Davide Cervini (allenatore federale) e Giacomo Baldini (allenatore federale ed istruttore nazionale) di dirci quali sono le loro “attenzioni”, i loro “focus” nelle tre situazioni elencate sopra. Partiamo dal raggio corto, premettendo che rispetto al raggio corto classico, piuttosto pilotato e nell’interpretazione comune spesso “spatolato” ed eseguito in spazi molto stretti, oggi l’interpretazione tecnicamente più alta prevede spazi un po’ maggiori (diciamo una striscia di gatto ben riempita da bordo a bordo) e una rotondità “piena” con tendenza alla conduzione su tutta la curva riducendo la fase di pilotaggio.
Davide ci dice nell’ordine quelle che sono le sue maggiori attenzioni:
1) assetto costante, compattezza generale e continua, ottenuti bloccando il busto/spalle per avere controllo totale su rotazioni e centralità ed evitare aperture e verticalizzazioni;
2) stare molto “sopra” ai piedi col bacino e col corpo in ingresso curva, con continua aderenza al terreno in fase di cambio spigoli-inizio curva;
3) Per la massima efficacia a taglio “tirar dentro le code” per tagliare e raddrizzare nello stesso tempo.
Sentiamo Giacomo sempre nelle curve strette:
1) mantenere i piedi sotto al bacino e sotto alle spalle e non esagerare con le inclinazioni per non agganciarsi nella prima fase;
2) compattezza in chiusura curva e cambio, tensione degli addominali e spalle sul piede per non prendere rimbalzo e non aprirsi;
3) pensiero di riserva (e di sintesi): aderenza al terreno ad inizio curva per dare rotondità e continuità.
Passiamo alle gobbe e torniamo a Davide:
1) Busto bloccato sempre sulla massima pendenza;
2) Scioltezza nell’ammortizzare la gobba e piedi incollati al terreno.
Giacomo:
1) prontezza nella visione del terreno per scelta anticipata e strategica di dove andare a mettere i piedi, cioè massima attivazione dell’anticipo motorio;
2) morbidezza: tonico e pronto sì, ma nello stesso tempo farsi portare (far mantenere al tronco velocità costante, senza strappi) con le gambe che sentono e assorbono la gobba;
3) alla base di tutto un ritmo preciso in modo da gestire ogni adattamento in base al ritmo previsto. E ora par- liamo di quelle belle pieghe ambite da tutti gli amanti della conduzione e che danno tanto gusto.
In curve ampie e veloci, Davide:
1) Volontarietà nella ricerca della forte inclinazione sfruttando bene il ribaltamento e continuando a sviluppare la caduta del corpo verso l’interno della curva;
2) attenzione a non forzare troppo il bacino dentro;
3) attenzione a non lasciar cadere la spalla interna.
Sentiamo Giacomo nelle curve ampie e veloci:
1) certezza di buon vincolo sul piede esterno
2) coraggio di lasciar cadere il corpo all’interno della curva e obiettivo di massima inclinazione al passaggio sulla massima pendenza associando inclinazione e avanzamento nella prima parte di curva per poter gestire tempismi e chiusura a piacere;
3) in generale, tonico ma senza strappi, gestire bene la distribuzione del movimento.
Piega nelle curve di media ampiezza, Davide:
1) se la velocità non è eccessiva ricerco la piega più nella parte centrale e in chiusura e cerco in ingresso curva con i piedi di “riempire lo spazio” in profondità (andare a coprire una buona larghezza di corridoio);
2) con maggiore velocità subito più spigolo e forte piega per poter raddrizzare già dal punto di attacco curva;
3) in generale sempre e in tutte le situazioni blocco del busto alle rotazioni.
Giacomo nell’arco medio:
1) sempre priorità ad un buon vincolo sull’esterno, a maggior ragione il vincolo è fondamentale perchè devo avere più coraggio a lasciarmi cadere ed essere più pronto a venir fuori dalla curva con compattezza e senza cedimenti;
2) mentre sto inclinando devo pensare già a raddrizzare. Vediamo ancora la “piega” nel raggio corto.
Davide:
1) non penso alla piega, prevale sicuramente l’attenzione ad altre cose, compattezza e aderenza prima di tutto;
2) a velocità elevata (curva sportiva) la piega è necessaria, non fine a se stessa ma per prendere subito lo spigolo in quantità e con decisione, sto molto raccolto in fase di cambio cercando molto spostamento laterale.
Giacomo:
1) evito di cercare piega nel corto e cerco di stare compatto e sopra lo sci. Anche se rispetto ad una volta si piega di più l’inclinazione non è l’elemento prioritario. Abbiamo visto come per lo stesso tipo di curva e per rispettare gli stessi concetti tecnici, i pensieri di riferimento sono specifici ad ogni sciatore, in base alle proprie qualità, alle proprie carenze ed alla percezione del proprio corpo.
E’ chiara l’importanza di captare da ogni esercizio le sensazioni utili e di trovare i propri “focus” per un apprendimento cosciente e ricco di riferimenti sempre più certi ed efficaci.